Tradimento

29° settimana: TRAP/TRAPPOLA

La pancia della Terra mi restituì l’eco del suo ultimo respiro, il cui ronzio ha continuato a perseguitarmi a distanza di anni.

Nonostante l’armistizio e i diversi tentativi di distensione, anche il 1944 si era aperto con eccidi e atrocità da parte degli eserciti nemici, i quali non avevano risparmiato nemmeno la mia Zara.

Già da tempo arruolato nelle file dell’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, quel tiepido pomeriggio d’inizio primavera io e altri commilitoni ci dirigemmo in un piccolo borgo appena fuori città. Il nostro superiore ci aveva ordinato di razziare il paesino, depurandolo da ogni italofono.

Fedele ai partigiani jugoslavi, io, quel giorno, avevo l’ingrato compito di allontanare ogni straniero dalla propria casa, con il pretesto di un censimento. Trincerato dietro quella maschera, nascondevo il volto di messaggero della Morte.

Con il cuore in gola, arrivai a raschiare le ultime abitazioni, con la speranza sempre più solida che lui, per qualche strano gioco del destino, fosse altrove. E, invece, lo trovai lì, dietro a quella porta a cui avevo bussato altre mille volte, fin da quando ero bambino.

Lui mi aprì e mi sorrise con quel sorriso complice che rappresentava la perfetta allegoria del nostro rapporto. Io, allora, gli raccontai la solita bugia. Tendendogli una TRAPPOLA, lo convocai in piazza con la scusa del censimento, consapevole che, per quella mia richiesta, Ruben era solo un morto che camminava.

Non ebbi nemmeno il coraggio di guardarlo negli occhi mentre la Morte, per mano di soldati, lo veniva a prendere, trascinandolo con sé nelle viscere fangose della Terra.

Anzi, per molti anni mi aggrappai all’idea che il mio migliore amico non fosse stato ucciso per causa mia. In fondo, non ero io ad averlo messo sul ciglio dell’enorme foiba e ad avere aperto il fuoco. Io, dopotutto, gli avevo semplicemente chiesto di uscire di casa, proprio come da bambini.

Solo con il tempo mi resi conto di essere finito anch’io nella più grande e pericolosa TRAPPOLA dell’idealismo.

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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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