16° settimana: GRIMM*
Come ogni venerdì sera, anche quella volta si erano dati appuntamento sotto il maestoso larice, contrassegnato da una X incisa sulla spessa corteccia.
Martino, come sempre, era in ritardo di dieci minuti; Fabio e Nicolas lo stavano aspettando impazienti, intenti a rollare la marijuana che si erano appena procurati da un pusher locale.
Quando l’amico arrivò, i due avevano ormai trangugiato una bottiglia di birra ciascuno e si stavano spartendo lo spinello, già consumato a metà. Quel che rimaneva spettava a Martino: in fondo, anche lui aveva contribuito alle spese.
La ristretta compagnia se ne sarebbe stata nel bosco fino a svuotare tutte le bottiglie di alcool che, con qualche fatica, si era procacciata. In verità, quella sera, non erano poi così tante; tuttavia, comunque, sufficienti a provocare loro una bella sbronza, che li avrebbe permesso, una volta tornati a casa, di farsi una sana dormita sino all’indomani, pur senza costringerli a trascorrere la nottata a vomitare.
Oramai, nonostante avessero appena quindici anni, il loro limite l’avevano già sperimentato: una canna divisa in tre, una birra a testa e mezza bottiglia di Vodka da compartire. Niente di più.
Rapito dai fumi dell’alcool, Martino se ne stava disteso sull’erba umida a contemplare le chiome degli alberi. Alla fioca luce dei raggi lunari, quella folta vegetazione, composta da larici e abeti, proiettava sagome dalla forma inquietante, che fluttuavano in una macabra danza.
L’atmosfera spettrale della notte, gli restituiva un non so che di pauroso. Quella selva così tetra e ribelle gli ricordava i paesaggi descritti nelle favole dei fratelli GRIMM, che sua mamma, quando era piccolo, leggeva ogni sera accanto all’accogliente calore del caminetto.
Nonostante gli altri ragazzi, stanchi e infreddoliti, presero la via del ritorno, Martino decise di rimanere ancora un po’ lì. Dopotutto, erano solo le 23.00 e non aveva la minima intenzione di assorbirsi la ramanzina che gli avrebbero fatto i suoi genitori vedendolo in quello stato. Avrebbe atteso che fossero andati a coricarsi.
Anche se non lo voleva ammettere a se stesso, starsene solo in quella fitta macchia oscura lo metteva un po’ a disagio. Ogni minimo rumore, nella sua testa, risuonava amplificato, facendolo sussultare.
All’improvviso, una luce accecante attrasse la sua attenzione. Durò solo pochi secondi, quanto bastava a fargli intravedere una strana figura che si proiettava in penombra. Non era un animale, e nemmeno un uomo. Di questo era certo.
Piuttosto, anche se Martino faceva di tutto per respingere l’idea, la misteriosa presenza sembrava formata da una componente gassosa. Quasi fosse non-materia.
Allora, tremante, il giovanotto scattò in piedi.
Correndo a perdifiato verso la valle, il ragazzo continuava a guardarsi alle spalle, ma non c’era alcun dettaglio che potesse confermargli il suo incontro. Confortante e inquietante, al tempo stesso.
Raggiunto l’imbocco per il paesino, finalmente poté tirare un sospiro di sollievo.
“Quante volte ho detto loro di cambiare pusher! Quella roba è una merda!”, pensò Martino varcando la porta di casa.
Al calduccio fra le lenzuola trovò riparo e si addormentò.
***
Era quasi mezzogiorno quando si presentò in cucina, ancora assonnato.
La colazione lo stava aspettando e, vicino alla tazza, il giornale locale ben ripiegato.
Lo sguardo gli cadde sulla prima pagina.
Martino strabuzzò gli occhi.
“Avvistati UFO nella notte!”.
* Non avendo trovato alcuna traduzione ufficiale della parola “Grimm”, ho preferito intendere tale termine come riferito al mondo delle favole scritte dai fratelli Grimm.