SILVIA RISPONDE – LAVORO, VITA PRIVATA E DINTORNI

È mercoledì… una nuova puntata di “Silvia risponde” arriva puntuale!

Oggi non si scherza perché risponderò alle vostre domande riguardanti il lavoro e la vita personale. Chissà se ci sarà qualche riposta che non immaginavate…

1) Questa domanda riguarda un periodo particolare della tua vita: la perdita del tuo caro papà. Come e dove hai trovato la forza per affrontare il percorso di studi che di lì a poco hai intrapreso e che ti ha portato a diventare un avvocato e la donna che sei diventata, sempre attiva in molteplici campi?

Ho perso il papà tra il primo e il secondo anno di università, dopo una brutta malattia scoperta nel periodo della mia maturità.

Quegli anni hanno rappresentato uno dei periodi più difficili e bui. Oltre all’aiuto di amici e familiari, ciò che mi ha permesso di rimanere a galla sono stati appunto gli studi. Non so bene come questi mi abbiano aiutata, ma l’hanno fatto. Ogni mattina mi alzavo con uno scopo, con la voglia d’imparare. Il diritto è sempre stato una passione e non c’è compagna di viaggio migliore di una passione… dopotutto, purtroppo o per fortuna, la vita deve andare avanti, sempre!

Inoltre, paradossalmente, credo che la forza per continuare me l’abbia data proprio il papà. Lui e la mamma, sin da piccola, mi hanno dato l’esempio e l’insegnamento di come piaceri e doveri sia giusto viverli, a prescindere dalle situazioni e fasi della vita.

2) Come affronti e quali sono le tue paure nel lavoro e nella tua vita personale?

Domanda impegnativa.

Per quanto riguarda il lavoro, avvocato, credo che abbia le medesime paure dei miei giovani colleghi. Tuttavia, non lo nascondo, oltre a ciò io mi devo confrontare con delle difficoltà “logistiche” dettate dalla disabilità. Fortunatamente, lavoro in uno studio legale numeroso, composto anche da giovani avvocati. Perciò, di recente, confrontandomi con i miei colleghi, ho esposto loro le perplessità relative a possibili problematiche (fisiche) che potrei incontrare nella professione e insieme stiamo pian piano trovando delle soluzioni ed escamotage. In fondo, siamo un team.

Per ciò che riguarda la vita personale, la risposta è un po’ più complessa. Sin da piccola, mi sono trovata a scontrarmi con situazioni e paure insolite per una bambina; dunque, sono abituata a guardare in faccia ciò che mi spaventa. Ora che sono adulta, non ho paure specifiche; piuttosto avverto il timore di non realizzare i miei desideri di donna e di persona.

Come faccio ad affrontarle? Credo che dopo anni di EMDR ho capito che le paure non si affrontano né sconfiggono; non sarebbe nemmeno giusto, fanno parte di noi. Con esse si deve convivere, prendere contatto e gestirle. Per fare ciò penso sia importante ammetterle prima a noi stessi e poi parlarne con gli altri: in questo modo, prendono corpo, le sentiamo vive e, perciò, più umane.

3) Hai scelto una posizione non certo comoda. Come ti senti nei panni di avvocato?

Può sembrare strano, ma il diritto mi fa sentire a casa; mi aiuta a schiarire le idee. Anche nel privato, quando succede qualcosa, involontariamente la mia mente cerca di ricondurla alla legge e inquadrarla mediante essa: così, tutto risulta più familiare.

Questo per dire che, nei panni di avvocato, mi sento a mio agio, in quanto posso aiutare l’altro attraverso il diritto. Vivo la professione nel modo più naturale possibile: non penso alla carriera ma a mettere le mie competenze al servizio degli altri, giorno dopo giorno.

Credo che la vocazione dell’avvocato sia proprio questa.

4) Sei un’inesauribile fonte di sogni e progetti. Qual è quello che, ad oggi, ha la precedenza?

Quello di fidanzarmi con un ragazzo bello, ricco, famoso e magari interista… preferibilmente Benjamin Pavard!

Ahahah. Scherzi a parte, ho tanti progetti. Mi piace più parlare di progetti perché i sogni, pur essendo motore dell’anima, molto spesso non dipendono solo da noi e dunque non ne abbiamo il pieno controllo.

In ambito lavorativo, vorrei addentrarmi maggiormente nella professione, mettendomi in gioco e approfondendo anche ambiti che non esattamente sono i miei. Inoltre, mi piacerebbe – e questo forse è più un sogno – affermarmi nel campo della scrittura, trasformandola, perché no, in un lavoro.

Tuttavia, ad oggi, credo che il principale progetto sia quello relativo alla conquista di una maggior autonomia. Ho già fatto passi da gigante in questo campo. A medio termine, vorrei, però, trasferirmi in una realtà, probabilmente Lecco, che mi permetta di essere il più indipendente possibile!

5) Cosa ti sentiresti di dire ai ragazzi di oggi, troppo spesso annoiati e lamentosi? Quale messaggio o consiglio ti sentiresti di dare?

Può suonare strano ma il mio consiglio è quello di seguire l’istinto; quella vocina interiore che ha sempre ragione.

Anche se ci richiede, talvolta, cose faticose, l’istinto sa perfettamente quello che dobbiamo fare in quel momento. Molto spesso, però, viene ignorato e messo a tacere, seguendo la via più comoda e facile della pigrizia.

Personalmente, seguo molto il mio istinto, la pancia. Piccolo aneddoto: io certo che sono solita chiedere consigli… ma solo dopo che ho preso la mia decisione, la quale ovviamente non cambia!

L’istinto, è vero, a volte ci porta a scelte sbagliate. Ma solo così assumiamo le nostre responsabilità e cresciamo. Quindi, ha sempre ragione lui!

6) Come ti comporti quando capisci che una persona non è sincera?

Bella domanda. La risposta dipende molto dall’ambito e dal rapporto che ho con la persona. A livello lavorativo, è molto più efficace ai fini difensivi che il cliente dica all’avvocato la pura verità: ciò ripaga dal punto di vista strategico. Dunque, se ci si accorge che l’assistito sta mentendo è opportuno farglielo notare, in considerazione anche del rapporto fiduciario che lo lega al professionista (tutelato dal segreto professionale).

Nella vita privata è più complicato. Sono una ragazza schietta e molto istintiva, quindi quando qualcuno non è sincero spesso lo avverto “di pancia”. In queste situazioni, mi comporto in due modi: se a quella persona non tengo particolarmente, semplicemente la ignoro. Se, al contrario, per me è importante, la affronto e le chiedo il motivo per cui mi sta mentendo.

7) Secondo te l’uomo è fondamentalmente buono o cattivo?

Lungi dall’addentrarmi in riflessioni filosofiche, per le quali rimando a Sant’Agostino, personalmente penso che il Bene e il Male, essendo due energie egualmente potenti, appartengano entrambe all’uomo.

Nella quotidianità, siamo portati a veder prevalere, normalmente, il Bene perché il confronto di queste due energie è mitigato dalla ragione. Ciò non toglie che il Male esiste, in ognuno di noi. E, a mio parere, ciò non deve spaventare.

Buddhist balance with symbol on ancient stone pebble ,generative artificial intelligence

Troppo spesso, quando assistiamo o vediamo qualcosa di brutto, siamo portati a dire e pensare “e ma lei/lui è una cattiva persona”. Per quel che mi riguarda (come peraltro canta Vasco), la giusta qualificazione non è fra buono e cattivo, ma fra Bene e Male: in questo modo non si rischia di etichettare l’essenza di un uomo, ma di inquadrarne un suo comportamento.

Questa lezione viene in qualche modo fagocitata e assorbita con gli studi giuridici e poi nella pratica: nelle aule di Tribunale non si fanno processi alla persona, ma alle azioni. La condanna viene attribuita per un fatto, un agire non corretto. La delinquenza, e più in generale l’esistenza del Male, per quel che mi riguarda non è un fattore patologico, ma fisiologico della società

E sai perché ciò è difficile accettarlo? Sai perché viene più comodo suddividere il mondo in buoni e cattivi? Perché tutti noi ci rifiutiamo di pensare che, domani, potremmo essere proprio noi, o le persone di cui ci fidiamo, a lasciare prevalere il Male. È spaventoso, ma è così!

Appuntamento a mercoledì 28. Non perdetevi l’ultima puntata di “Silvia risponde” perché il tema sarà bello tosto!

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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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