49° settimana: GROUCHY/SCONTROSO
Il caldo vapore che saliva dalla tazza, adagiata sul tavolo di legno massiccio, sfocava il contorno del suo viso, circondato da ribelli boccoli castani. Il sorriso, una curva appena percettibile.
Emy si guardava attorno, spaesata. Era la prima volta che varcava la soglia di quella casa. Nonostante fosse cresciuta in quella piccola frazione di montagna, di ventisette residente soltanto, l’abitazione vicino alla sua era sempre stata chiusa. Da quando era nata, nove anni prima, non aveva mai visto una persiana aperta.
Era stato grande il suo stupore quando, circa un mese prima, di ritorno da scuola, aveva notato due bambini giocare nell’enorme cortile della baita abbandonata. Nicole e James si erano appena trasferiti su quelle cime, assieme a mamma e papà.
Nonostante la gioia di non essere più la sola piccina in quel paesino sperduto, Emy non era andata subito a far conoscenza dei nuovi arrivati. Timida e impacciata aveva preferito spiare i vicini dalla finestrella della sua cameretta.
Non era facile per lei fare amicizia; non lo era mai stato. Oltre al carattere forte e introverso, le sue relazioni erano complicate da difficoltà comunicative: gli altri, eccetto i suoi genitori, non conoscevano il linguaggio dei segni e nemmeno si sforzavano di impararlo. Loro potevano avere qualsiasi altro amico, perché scegliere proprio lei? Una bambina dallo sguardo SCONTROSO e ribelle, fedele specchio della crudezza della vita.
A scuola era pieno di ragazzini con cui fare amicizia facilmente; lei era sempre stata la strada tortuosa, complicata, impraticabile. Fino a quando non aveva conosciuto Nicole e James; con loro era stato diverso. Anche loro, come lei, erano figli della montagna, abituati alle sfide, alle intemperie. Al rispetto per la Vita così come viene; a portarLe gratitudine.
Con quei bambini Emy aveva scoperto se stessa, in ogni suo lato. Non aveva bisogno di nascondere la sua anima dietro a uno sguardo SCONTROSO. Le bastava sorridere.