Gusto (Capodistria)

Il sapore dolciastro dell’uva ha le stesse sfumature calde d’autunno. Un altro anno sta andando a scemare; è quasi il tramonto. Stringo forte l’acino tra i denti, fino ad assaggiarne prima la polpa e poi i suoi semi amarognoli.
Il loro gusto acre mi impregna la bocca. Avverto lievi punture sulla punta della lingua. Un altro passo e raggiungo l’antidoto.
Assaggio il dito appiccicaticcio, falange dopo falange. Nelle note soavi del miele posso riconoscere le diverse specie: acacia, castagno, ciliegio. Addirittura le mie papille si scontrano con il potpourri di armonie regalato dai mille fiore che, candidi e ribelli, punteggiano i rigogliosi prati di Slovenia.


Mi lecco le labbra e passo oltre, inoltrandomi ancora più a fondo nel meraviglioso tunnel di sapori regalatomi da Madre Natura.
Poco distante, ritrovo l’autunno: i suoi effluvi si materializzano sulle labbra, poi sulla lingua, per allietare infine la gola. Poi più giù, sempre più giù.
Tutta la dolcezza racchiusa in un frammento di zucca, di cui ne godo il delicato sapore. Io e lei diventiamo un tutt’uno, quasi a creare una certa intimità. Note più grevi si sciolgono nella mia bocca quando, per sbaglio, ne assaggio una scheggia della sua buccia. Mi ridesto, sorridendo divertita.

Sento la necessità di sciacquarne via il gusto; mi solletica il palato. Più in là, trovo ciò che fa al caso mio.
Stacco un pezzetto dal tutto, facendo scivolare tra le labbra, e poi sulla lingua, una scaglia di candido formaggio. Il latte porta via tutto con sé, cancellando tracce di sapori con cui poco prima mi sono arrovellata.
Tra le sue sfumature riconosco gli sterminati pascoli irrorati dall’Isonzo, un tempo aspro terreno di battaglia, ora dolce e fertile paesaggio fecondato da Madre Natura.
Sazia e felice, mi allieta il ricordo dei dolci sapori di Slovenia.