QUELLA SARAJEVO

1995-2025: trent’anni. Trent’anni dalla fine della guerra in ex Jugoslavia; da un assedio che è passato alla Storia come uno dei più lunghi e spietati. L’assedio di Sarajevo. Ho deciso di dedicare tutte le rubriche del mese di febbraio a questa importante ricorrenza, nella convinzione che la Storia, prima di tutto, deve insegnarci a non dimenticare.

Visitai Sarajevo qualche anno fa, toccando con mano le sue cicatrici e alcune sue ferite ancora aperte. Fu un’esperienza assurda, indimenticabile, che voglio ricordare così…

Olfatto (Sarajevo)

Ogni emozione ha il suo odore. Sì, proprio così: tutti i sentimenti portano con sé un tanfo, un profumo, un olezzo. Me ne resi conto solo passeggiando per le vie di Sarajevo. Quella Sarajevo… inossidabile, resistente, implacabile. Perpetua.

Il puzzo di urina incrosta le rive della Miljacka, inghiottendo nelle acque la paura dei suoi abitanti. Un terrore bugiardo, ingannevole. Il terrore dell’amico, del vicino di casa, del compagno di scuola, ora trasformatosi in spietato traditore.

E poi c’è la disperazione. Ha un odore metallico, lei. L’acre fetore del ferro trasuda da crateri che disturbano l’omogeneità delle strade. Crateri scavati dalla brutalità dell’uomo, da cui gocciola sangue fraterno. Linfa innocente, strappata ai suoi giorni.

È difficile camminare per Sarajevo, poiché non ti lascia tregua, questa città. Tutto sembra immobile, arreso al tempo consumato, divorato. Così irrimediabilmente distrutto.

Distruzione. Una distruzione a metà, che ha trovato fervida opposizione nella resilienza dei sarajeviti. Resilienza che porta con sé il profumo di fiori, di gemme e boccioli. Nutrienti di sopravvivenza. Sostenitori di vite, di memorie sfociate in imprescindibili testimoni di quelle atrocità.

Sarajevo; Sarajevo che brucia, che si offre al fuoco nemico. Sarajevo che, con la sua ineguagliabile storia, si spoglia nuda, immolandosi per la conservazione del suo popolo. A consegnarsi alle fiamme sono le migliaia di pagine che racchiudono il suo passato, sollevando dunque al cielo il penetrante fetore di fumo.

La carta si dissolve, evaporando poi verso il mondo celeste. La memoria, invece, rimane. Rimane intatta nei suoi abitanti, portatori sani della propria Storia. Scia di libertà.

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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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