38° settimana: HARVEST/VENDEMMIA
I mocassini affondavano nel terreno argilloso, sino a diventare tutt’uno con terra e fango. La notte precedente era sgorgata dal cielo una quantità d’acqua esorbitante, quasi come se le nuvole si fossero scaricate di un pianto trattenuto per mesi, forse per anni.
Nonostante le condizioni avverse, il lavoro non accettava alcuna sosta. Essendo inizio ottobre, la VENDEMMIA doveva continuare, sino a quando l’ultimo grappolo, materia prima fondante quell’impero, non sarebbe stato colto dalla vite.
Come ogni mattina, anche quella volta l’avaro proprietario aveva raggiunto la postazione, dalla quale, essendo una montagnola sopraelevata, poteva comodamente controllare tutti i suoi braccianti. Giovani e vecchi, impegnati nella raccolta.
Quel giorno, reso ancor più cupo da un cielo plumbeo, sembrava non passare. Era come se le lancette dell’orologio universale si fossero inceppate, fermate. Gli instancabili lavoratori avevano perso la lena.
Più di tutti un giovane ragazzino biondo, poco più grande di un bambino, dava l’impressione di essere stravolto. Accasciato sulle sue esili gambe, era riverso a terra, forse in uno stato di dormiveglia.
Con grande stupore degli altri, terrorizzati al suo passaggio, il signorotto si avvicinò al pargolo addormentato, lo ridestò, per poi guidarlo nel caldo locale dell’azienda. Probabilmente, per fargli una bella lavata di capo: in fondo, le sue inoperose mani stavano facendogli perdere abbondanti guadagni.
Trascinandolo vicino alla stufa, eccezionalmente accesa date le fredde temperature fuori stagione, lo fece accomodare su una poltrona. In silenzio stette ad osservare il bambino tremante di paura. I suoi capelli cenere gli ricordavano la lunga treccia della madre, ondeggiante mentre i loro corpi erano avvinghiati in un fedifrago abbraccio.
Quella immagine lo tormentava, ormai, da più di dieci anni, durante i quale aveva dovuto conservare una rigida parvenza agli occhi di sua moglie. E dei suoi genitori.
Era capitato una sola volta con la giovane massaia. Il tempo di donarle il cuore e di originare un bambino che avrebbe dovuto accontentarsi di vederlo crescere a distanza. Al riparo delle sue vigne.
Ciao Silvia, ogni racconto e’ una piccola opera. Semplicemente grazie!
Un abbraccio