21° settimana: SCRATCH/GRAFFIO
Un profondo GRAFFIO squarciava la corteccia di un pino secolare, a quasi due metri di altezza.
Il segno lasciato dagli artigli rappresentava, agli occhi umani, uno sfregio; quasi una distorsione della natura che, attraverso esso, mostrava il suo lato più selvaggio. Pauroso.
Nel suo mondo, invece, il netto GRAFFIO impresso sul tronco fungeva semplicemente da monito. Altro non era se non un avvertimento.
Era l’unico modo conosciuto da mamma orsa per garantire protezione.
Protezione verso i suoi piccoli. Segnando la loro presenza, peraltro proprio nell’habitat assegnato da Madre Natura, nessuno si sarebbe avvicinato. I cuccioli sarebbero stati al sicuro e lei avrebbe potuto continuare a procacciare il cibo necessario allo svezzamento.
Protezione verso gli altri animali silvani, i quali, lealmente avvertiti, si sarebbero consapevolmente trasformati da predatori in prede. Solo così, il crudele gioco del Ciclo vitale avrebbe potuto continuare a girare. Nessun intoppo; panta rei.
Con quel GRAFFIO, mamma orsa avrebbe potuto salvaguardare anche l’uomo, suggerendogli di non invadere il suo territorio. La sua casa.
Altrimenti avrebbe reagito, lasciando sfogare il suo istinto di maternità. Forza spietata, alcune volte dimenticata da un genere umano troppo miope e distratto.
E se quel suo avvertimento non sarebbe andato a segno, solo lei l’avrebbe pagata. Con la propria vita.
A mamma orsa, infatti, non viene mai riconosciuta la legittima difesa. Lei è colpevole, fino a prova contraria. Condannata alla pena capitale per aver difeso i piccoli, nonostante l’avviso.
E allora, forse, con quel GRAFFIO nella corteccia voleva più di tutti proteggere se stessa, ponendosi al riparo da una spietata scelta: la sua vita o quella dei suoi cuccioli?