Maledetta Sarajevo

Maledetta Sarajevo – Viaggio nella guerra dei trent’anni. Il Vietnam d’Europa

F. Battistini e M. G. Mian
Il Bene e il Male, una lotta intestina fra due facce della stessa medaglia. Forze che, talvolta, acquistano un volto, proprio come è accaduto in Bosnia Erzegovina.
 
Il Bene, raffigurato nello sguardo fiero di Carla Del Ponte, ex Procuratrice del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia, istituito all’Aia.
Il Male, incarnato nel sorriso truce e agghiacciante di Radovan Karadzic, fondatore della Repubblica Srpska e uno dei più spietati criminali del secolo scorso.
 
E poi può accadere che il Bene e il Male, essendo troppo aggrovigliati fra loro, finiscano per fondersi e confondersi, nascondendosi nelle omissioni e nelle mancanze delle grandi potenze mondiali e istituzioni internazionali. Paesi ed Organizzazioni che, almeno per colpa, hanno chiuso un occhio (o forse due), lasciando che vittime innocenti sperimentassero l’Inferno.
 
Vittime aventi il volto di madri che hanno perso i figli e di figli orfani di padri, le quali, nonostante tutto, hanno avuto la forza di donarci la loro testimonianza che, a voler ascoltare, sembra più un monito.

Aneddoti personali

Sarajevo… in una parola: tenacia!

Ho visitato la capitale bosniaca nell’agosto 2017, in occasione del mio primo viaggio attraverso i Balcani.

Nonostante la guerra sia finita da quasi trent’anni, la memoria di quell’assedio (durato circa 1000 giorni) è ancora scolpita nelle vie e sugli edifici cittadini. Passeggiando per le strade, che un tempo dividevano e oggi uniscono la Moschea, la Chiesa (cattolica e ortodossa) e la Sinagoga, è facile imbattersi nelle “Rose di Sarajevo”, crateri scavati nel cemento dalla pioggia di granate, testimoni indelebili della crudeltà e della miseria umana.

La fierezza della città risplende nel volto e nel sorriso dei suoi abitanti, orgogliosi di aver difeso e protetto la “loro” Sarajevo. Non importa se, ancora oggi, molto spesso l’elettricità e l’acquedotto cittadino si prendono gioco della capitale, privandola, per giorni interi, di luce o di acqua. Ciò che conta veramente è che, dopotutto, questa terra può essere testimone della sua storia, ricordando il passato con un occhio al futuro.

Recensione

Con il loro libro, “Maledetta Sarajevo”, Francesco Battistini e Marzio G. Mian hanno voluto raccontarci l’assedio della capitale di Bosnia dal punto di vista emotivo, più che storico.

Questo libro, infatti, è il perfetto assemblaggio di molteplici testimonianze, offrenti diversi punti di vista, dei protagonisti delle guerre balcaniche che hanno infiammato l’ultimo decennio del Novecento, influenzando molte dinamiche dell’attuale situazione geopolitica.

I due autori, con il loro stile incalzante e coinvolgente, hanno dato voce a numerose figure del tempo. In “Maledetta Sarajevo” sono contenute, fra le altre, parti d’intervista a Radovan Karadzic (leader dei serbo-bosniaci), a Carla Del Ponte (già Procuratrice presso il Tribunale per la ex Jugoslavia), nonché a diversi ufficiali ONU che hanno preso parte, o coordinato, missioni di peacekeeping.

Non meno importanti sono i passaggi riportanti la memoria di persone “comuni”, le quali la guerra l’hanno vista e subita per davvero.

Maledetta Sarajevo” è, dunque, un’opera vivamente consigliata, utile a riflettere su brutalità e scempi avvenuti circa trent’anni fa, sul pianerottolo di casa: i Balcani.

Conclusioni

Conoscere il passato, per comprendere il presente.

Voto

5/5

Citazioni

“La guerra in Bosnia Erzegovina non è una guerra di religione, ma le differenze religiose e le Chiede hanno giocato un ruolo fondamentale sul piano dell’identità nazionale e nel conflitto” (Tadeusz Mazowiecki, ONU).

4,7 / 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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