Chi è Elisa Miccichè?
Ciao, mi presento! Mi chiamo Elisa, sono una scrittrice che è da poco uscita in libreria con il suo secondo romanzo. E…ho quattordici anni. So che può sembrare strano, cosa ci fa una ragazzina con un sogno così grande? Be’, ho trovato me stessa in questa passione qualche anno fa ed ora spero di poter lasciare a voi parte della mia esperienza!
Il mio esordio, pubblicato a luglio dell’anno scorso, è intitolato I ragazzi della rosa. Le storie dei protagonisti di questo romanzo proseguono in un secondo libro, Le ombre di Lakedale, che è uscito in libreria il 4 ottobre per conto di Bookroad, casa editrice dedita ad autori esordienti, costola di Leone Editore.
Attualmente, frequento il liceo linguistico e, ovviamente, continuo a perdermi tra le pagine dei libri!
Come ti sei avvicinata alla scrittura? Data la tua giovanissima età, cosa ti ha spinta a scrivere un libro?
La risposta a questa domanda è ciò che solitamente suscita più interesse tra lettori, giornalisti e appassionati di storie. Eppure, la verità è alquanto banale. La scrittura, e i libri, hanno sempre fatto parte della mia vita. Sono stati una costante che, con la crescita, si è fatta più forte, sino a diventare una vera e propria passione. Quando ero solo una bambina, mi divertivo a raccontare storie ai miei nonni e genitori. Più o meno, il meccanismo era sempre lo stesso: prendevo un’agenda, segnavo sul foglio ciò che frullava nella mia mente con disegni elementari e poi – nonostante le lamentele del malcapitato – chiedevo ai miei parenti di scrivere ciò che io dettavo. Infatti, la creazione delle mie prime “storie” è nata quando ancora non sapevo scrivere, ma già centinaia di frasi prendevano forma nella mia mente.
Ovviamente quello era solo un passatempo per riempire la vita frenetica di una bambina tra i quattro e i cinque anni. Un divertimento che con il tempo ho abbandonato, e che ho ritrovato qualche anno fa, all’età di undici anni. Avevo appena ricevuto un computer nuovo (ancora il mio più caro alleato nella scrittura) e, durante la noia di un pomeriggio di inverno, mi sono ritrovata davanti ad un file Word vuoto.
Quel file è diventato un racconto fantasy di 400 pagine, che però non ho mai pubblicato poiché si tratta solo della mia prima esperienza da autrice, che solo dopo qualche mese si è dimostrata essere l’allenamento per la scrittura del mio esordio, I ragazzi della rosa.
Cosa significa per te scrivere? Ha per te effetti terapeutici?
Scrivere è per me un modo per mettere ordine alle idee. Scrivere è l’unico modo per fermarsi qualche minuto, lasciare che le emozioni della vita quotidiana passino da me alla tastiera del computer, per poter toccare l’anima dei personaggi di cui parlo. A tutti capita di avere brutte giornate, di non sentirsi bene o di non trovare la forza per sorridere.
Nel mio caso la scrittura mi concede un po’ di forza che, come passando su un ponte che lega realtà e fantasia, mi permette di affrontare la vita quotidiana. Infine, penso ci sia una frase molto appropriata per descrivere le potenzialità della scrittura e dei libri, “essi sono chiavi per nuovi mondi”. Penso che chiunque possa ritenere queste parole una piccola “verità” (anche a chi leggere annoia!). Insomma, è inevitabile frenare la fantasia, impossibile evitare al nostro cuore di tinteggiare i bordi di un paesaggio fantasioso o il colore degli occhi di un personaggio che ci piace particolarmente. Dunque, penso che scrivere mi permetta di vivere esperienze che nella vita reale sarebbero irraggiungibili.
Le idee per i tuoi romanzi ti vengono di getto o sono ragionate?
Ho scritto diversi romanzi, e ciascuno ha una storia diversa. I miei primi romanzi specialmente, sono stati frutto di un’illuminazione spontanea, scaturita da una serie di elementi attorno a me. Per I ragazzi della rosa, infatti, è bastata una collana, una canzone e un magnifico paesaggio montano per far scaturire nella mia mente un processo che ha segnato (e segnerà) tutto il mio destino.
Ovviamente, non sempre è così facile. Per il secondo romanzo della trilogia, Le Ombre di Lakedale, ho passato una notte insonne pensando a come poter elaborare il continuo della storia! Ultimamente i processi di stesura delle bozze sono più lineari (così mi risparmio delle ore di sonno!). Questo significa che decido un tema che mi incuriosisce particolarmente e che potrebbe suscitare l’attenzione del lettore e, dopo giorni passati a prendere appunti e a fare ricerche, inizio la stesura dei primi capitoli.
Quanta parte di Elisa c’è nelle tue opere?
Penso che ogni parte di me sia nelle mie opere.
Molta più di quanta io possa immaginare. Insomma, spesso ci sono parti di noi che restano celate alla nostra mente, ma non possono fuggire agli occhi attenti di ciò e di chi amiamo. Questo è quello che succede nella scrittura. Solitamente quando scrivo, lascio che le parole scorino direttamente dal mio cuore e che le dita danzino sulla tastiera cercando i tasti giusti. Eppure, quando torno a rileggere ciò che ho scritto, noto parti di me affiorare dalle righe dei miei racconti, a volte senza che desiderassi lasciare quella traccia indelebile sui miei scritti. Imparare a riconoscere la mia presenza nei comportamenti e nelle attitudini dei miei personaggi è un’abilità che ho acquisito a poco a poco, iniziando a far parte del mondo dei libri e dell’editoria.
Solo quando ho deciso di pubblicare il mio primo libro e di leggerlo con gli occhi di un lettore, ho scoperto che ogni romanzo è uno specchio del proprio autore. Ora mi diverto a leggere libri di altri autori e ritrovare passi del libro che possano essere correlate al loro carattere.
Ti è mai capitato, nella tua carriera di scrittrice, di non riuscire a trovare le parole per esprimere un concetto o un’emozione? Cosa fai in questi casi?
Quante volte ci è stato detto – soprattutto a noi scrittori – che spesso un’ immagine, o una sola parola, vale come mille di esse? Be’, nella mia personale esperienza, tantissime. Eppure, trovare quella parola, quel termine tanto speciale da poter arrivare dritto al cuore senza dover attraversare alcuna barriera, pare essere celata tra le pagine di un dizionario illeggibile. Quella parola è lì, in quel tomo che sai non ti darà alcun aiuto per trovare l’aggettivo tanto desiderato, o la metafora che arricchisce il tuo testo.
Quando questo succede, però, non sono solita bloccarmi. Una delle regole che mi ha insegnato un’insegnante di scrittura è quella di scrivere sul blocco. Insomma, se vuoi scrivere, devi scrivere. Non ti devi fermare. È come in una corsa, se vuoi andare più veloce, non devi fermarti. Lo stesso succede nella scrittura, così solitamente cerco di proseguire nella mia opera, consultando il dizionario quando serve un termine o un sinonimo specifico, per poi tornare su quel passaggio in seguito, per constatare se modificarlo o lasciarlo invariato.
Nella stesura di un’opera, che importanza dai alla scelta del singolo termine?
Come citato in precedenza, ogni termine ha la sua importanza e conferisce all’opera una sfumatura particolare. Ogni parola è come il mattone per un edifico più grande e, se capita di non trovare il mattone giusto per costruire una parete, allora bisogna trovare un altro metodo per rendere quella parete comunque bellissima. Allora si passa alla ricerca di metafore, semilucidi, descrizioni…
Di particolare rilevanza per le mie prime opere è stata la ricerca di termini specifici per indicare azioni o concetti poco generici. Per esempio, nella mia prima opera ricorrono spesso termini utilizzati per indicare colpi inflitti con la spada. Questi termini sono tra i più importanti, ma, siccome poco comuni, occorre sempre offrirne una spiegazione all’interno del romanzo e fare diverse ricerche prima di utilizzarli.
Veniamo alla tua ultima opera, “Le ombre di Lakedale“, un romanzo dove il genere rosa si fonde e confonde con il brivido dell’avventura. I personaggi, medesimi protagonisti de “I ragazzi della rosa”, vivono le difficoltà del periodo adolescenziale. Quanto e perché è difficile, secondo te, in adolescenza esprimere ciò che si sente?
Esprimere i nostri sentimenti e pensieri dovrebbe essere un diritto di ciascuno di noi, in particolare quando siamo ragazzi in procinto di diventare uomini e donne. Anzi, forse dovrebbero essere un obbligo, perché solo così riusciremmo a farci aiutare da chi ci ama e ci sta accanto. Eppure, proprio quando stiamo per aprirci agli altri, si attiva quella spia di allarme, quel meccanismo di protezione. Insomma, cosa penseranno gli altri di me? In una fase della crescita dove si sperimentano nuove emozioni, ma anche esperienze innovative, capita di non sapere a che ritmo far battere il proprio cuore. Ci chiediamo in che modo dovremmo comportarci, se sia giusto provare un certo sentimento e non un altro.
Immagino che questo accada a chiunque, e penso sia normale poiché, come un bambino chiede alla propria mamma cosa significa una parola mai sentita prima, un ragazzo dovrebbe trovare l’audacia di chiedere cosa significa una sensazione mai provata in precedenza. In contrasto con la ricerca d’aiuto, c’è però la lotta per l’autonomia e la paura di essere giudicato, quindi spesso le emozioni finiscono in secondo piano.
Nel tuo romanzo dai molta importanza all’amore e all’amicizia. Che significato hanno, per te, questi due valori?
Amore e amicizia sono due valori distinti, ma che si completano l’un l’atro e spesso diventano una cosa sola.
L’amore ci fa battere il cuore, giusto?
Non è la stessa cosa che fa l’amicizia? Dunque, ritengo che questi due concetti possano essere considerati come sinonimi in talune situazioni. Ovviamente, amicizia e amore hanno nella mia vita dei pesi estremamente importanti, come accade per la maggior parte delle persone. Uscire con le amiche, con un ragazzo, con un gruppo di parenti…ciascuna di queste cose è in grado di scaldarci il cuore anche nel più freddo inverno. Eppure, a prescindere dalla vita quotidiana, esse sono anche estremamente legate alla mia passione per i libri. Se non ci fosse amore, amore non solo per le persone, ma anche per quello che si fa, allora non ci sarebbero sogni e passioni.
Fare la scrittrice è un meccanismo di amore per i libri, che nasce da altro amore. Dall’amore che la mia famiglia e i miei amici mi hanno donato sostenendomi in questa avventura. Si tratta di un meccanismo che ha consolidato alcune amicizie, come quelle che ho con amiche che mi hanno accompagnata a presentazioni del libro e in altri momenti importanti della mia vita. E, ovviamente, è un processo che fa nascere nuovo amore e nuove amicizie. Ho conosciuto tante persone grazie a questa esperienza e ciascuno di loro è il personaggio della storia di cui io sono protagonista.
Ho notato che nel libro ci sono numerose e dettagliate descrizioni paesaggistiche. Quanto è importante, per Elisa, osservare il mondo che la circonda?
Mentirei se dicessi che il mondo attorno a me, i paesaggi, le viste mozzafiato e i tramonti dalle svariate sfumature di rosso, non hanno influenzato la mia vita.
Infatti, sono stati fondamentali per i miei libri. Insomma, una bella vista è in grado di appagarci, un tramonto può avere la capacità di far battere il nostro cuore a mille e di dipingere la nostra vita di rosa. Nel mio caso, però, i paesaggi sono stati qualcosa di più. L’ispirazione per il mio primo libro, infatti, è nata proprio mentre camminavo lungo un sentiero montano. Le storie dei protagonisti dei miei racconti hanno preso vita mentre scrutavo i dettagli del mondo accanto a me e decidevo quali riportare nelle mie storie. Molte scene (veramente tantissime)sono state scritte perché, durante quella e tante altre scampagnate, ho notato dei particolari talmente belli che meritavano di diventare eterni, intrappolati tra le righe dei miei racconti.
Cosa vorresti trasmettere o fare arrivare al lettore con i tuoi romanzi?
Ogni mio romanzo ha un significato diverso, che scaturisce dalle peculiarità dei personaggi o dagli eventi narrati. Comunque, c’è un concetto che i miei libri, e in particolare la mia esperienza, sono soliti incidere nel cuore dei loro lettori. E, senza che me ne accorgessi, anche e soprattutto nel mio.
So che può sembrare banale, ma quello che i miei libri mi hanno insegnato è di seguire i sogni. Senza avere paura. A prescindere da tutto quello che ci circonda. E credetemi, la paura ignoratela. Lasciatela in disparte quando fate ciò ce vi fa stare bene. Parlo di questo concetto in prima persona, perché ho dovuto completare due libri e firmare un contratto con una casa editrice prima di trovare il coraggio di dire ai miei amici e compagni di classe di questa mia passione. Insomma, fare la scrittrice non è il sogno che ci si aspetta abbia una ragazzina di undici anni.
E, lo ammetto, fino a qualche anno fa nemmeno io immaginavo che quel passatempo potesse tracciare una strada così indelebile nel cammino della mia vita. Ma poi è successo, è successo perché ho deciso di non avere più timore. Questo è il messaggio che accomuna ciascuno dei miei libri, a prescindere dalla tematica che trattano. Credete nei vostri sogni, rendeteli un obiettivo. Perché ogni sogno si avvicina alla realtà più noi ci ostiniamo a crederci e a impegnarci per esso.
Un’altra curiosità. Nella tua opera, hai attribuito molta rilevanza alle espressioni corporee e alla musica. Che ruolo dai, dunque, come Elisa e come autrice, al linguaggio non verbale?
Le parole sono importanti, non posso negarlo (da scrittrice, ma anche da ragazza!). Eppure, quante parole è in grado di celare uno sguardo? Quante emozioni può trasmettere una canzone, se ascoltata con il cuore? Come detto in precedenza, descrivere un sentimento è qualcosa quasi impossibile. Un’emozione è un impulso, una saetta che scombussola il nostro corpo e che ciascuno rielabora a suo modo. Eppure, ci sono degli elementi che rendono quelle emozioni più concrete. Quegli elementi sono tanti: possono essere un tocco sulla pelle, degli occhi che si legano tra loro per istanti sospesi nell’aria, le note di una canzone nella quale ci rispecchiamo. Ciascuno di questi esempi, però, rende l’emozione più netta, così che il lettore possa percepirla con più intensità.
Un’ultima domanda. Attualmente, hai in programma nuovi progetti letterari? Di che genere?
Ovviamente continuo a scrivere! Ultimamente, ho terminato la stesura delle bozze di un prequel de I ragazzi della rosa, una storia stand-alone che sottolinea valori di ribellione e di lotta per i diritti. In particolare, si parla di battaglia per i diritti delle donne. In un clima dove le loro voci erano celate dal silenzio, i protagonisti del romanzo si impegneranno per rendere il silenzio il palcoscenico per le loro urla coraggiose.
Terminata la stesura di questo romanzo, ho deciso di cominciare a prendere appunti e a fare ricerche per un nuovo romanzo, un fantasy questa volta, che proprio in questo periodo sta entrando nel suo vivo con l’avvio delle peripezie dei personaggi. Non posso raccontarvi molto, ma vi assicuro che darò del mio meglio per perseguire in questa avventura letteraria e per lasciare tra le vostre mani la forza per far uscire i vostri sogni dal cassetto e dargli l’opportunità di diventare realtà.