Il tocco della vita

Tatto

Come aghi sulle mie braccia. La pioggia incessante che mi sorprende lungo il cammino mi punge e mi solletica allo stesso tempo, facendomi indugiare in un pianto o in un sorriso. Perfetta allegoria del tocco della vita.

Acqua. Nient’altro che acqua fuori e dentro la pelle. Pesanti gocce esplodono vicino ai miei occhi. Mi bruciano, mi accecano.

E poi giù, lungo la maglia, i pantaloni, dai cui tessuti sento traspirare una certa umidità che mi lambisce prima i muscoli e poi le ossa. Forse coltelli o spade.

Ma sono curiosa; seguo il percorso della pioggia che si disperde in una pozzanghera a pochi centimetri da me. Avvicino il piede, diventando un tutt’uno con la terra argillosa che mi ostacola il passo. Allora mi arrendo, piegandomi sulle ginocchia.

Affondo la mano, tutto il suo palmo. È viscido, non mi piace. La consistenza non mi appartiene, preferisco il liquido o il solido. Niente vie di mezzo. Dunque la ritraggo. Fra le mie dita conservo la prova tangibile di quell’esperienza. Sassolini appuntiti e spigolosi mi graffiano l’epitelio, infondendomi impercettibili scosse alle falangi.

Ma dov’è finita l’acqua?

Più avanti un rigagnolo si tuffa nel torrente. Non resisto, mi ci voglio immergere; voglio sperimentare il flusso della vita.

Inzuppo il piede che, all’istante, s’intorpidisce. Forse ho appena calpestato un formicaio o forse, semplicemente, è il contatto dell’acqua gelata con il sangue bollente che scorre nelle vene. L’infrangersi delle onde e della corrente sulle mie nude gambe, mi destabilizza. Sto perdendo l’equilibrio.

Mi siedo su un masso la cui superficie liscia e levigata accoglie il mio sedere ancora asciutto. Almeno quello.

Mi rilasso, concentrandomi sul solletico provocato dalle goccioline che stanno lasciando le mie caviglie per riunirsi al torrente.

Un debole calore mi accarezza i capelli. È uscito il sole. Sorrido, mentre lui, con energia virile, secca la mia pelle dai rimasugli acquosi. Mi sento ardere.

*Con questo racconto ho terminato la serie estiva di “Un Sesto Senso“, dedicata alla Valmalenco. Dunque, le prossime puntate di questa rubrica avranno uno scenario diverso e il senso attraverso il quale esprimerò il narrato sarà deciso dai lettori.

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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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