Il profumo degli Dei

Olfatto

D’improvviso, l’inconfondibile fragranza di fieno mi pervade le narici, invogliandomi a tuffarmi nell’enorme piscina giallognola di cui avverto la presenza alla mia sinistra. Ma, subito, uno starnuto mi solletica il naso, ricordandomi la dannata allergia con cui da anni ho intrecciato una convivenza, anche se ospite indesiderata.

Allora desisto e continuo sul mio sentiero, un lembo ghiaioso che si fa spazio tra invisibili nuvole che profumano di fiori selvatici. Inghiottita dal delizioso aroma, m’immedesimo in un’ape, invidiando il suo svolazzare tra gli odoranti petali di montagna.

Ma, a contrario suo, io non ho tanto tempo da dedicare ai fiori; le mie gambe mi chiamano a continuare l’arrampicata verso il cielo. Mi muovo, concentrando tutte le forze nell’epitelio olfattivo e nei suoi recettori, come se volessi sniffare quel mio caro monte, inglobandolo in me.

Ecco che sto entrando nel fitto bosco. I secchi e caldi effluvi legnosi, promanati dai diversi alberi, mi ricordano che, nonostante la mia scalata stia aspirando all’infinito, io appartengo a questa Terra, di cui il sottobosco si fa portatore di un potpourri delle sue materne essenze.

E, dunque, mi ritrovo sospesa fra due diversi mondi, dei quali questa vetta si sta facendo scomodo collante. Non demordo. Decido di salire, sempre più in alto. Dopo tutto, sono sempre attempo per tornare indietro.

Attirata da un insolito e appetitoso profumo, mi convinco che sto per approdare in Paradiso. O, forse, sull’Olimpo, dove Zeus e gli altri Dei mi stanno aspettando. Finalmente, arrivo in cima e, con mia grande sorpresa, non c’è l’ombra di alcuna divinità. Al posto loro, un rifugio dal cui interno proviene quell’aroma dolciastro, fattosi sempre più intenso.

Mi lascio attrarre, finché le narici riescono a distinguere il nauseabondo odore di fritto, smorzato dal delicato olezzo dello zucchero a velo. Come un cane segugio, mi lascio condurre dall’infallibile olfatto, arrivando al cospetto di un ricco cestino di strambe frittelle.

Interpretando quel dolce come lo strano “benvenuto” datomi dagli Dei, mi siedo, attendendo un segno della loro presenza. In effetti, questo non tarda ad arrivare, attraverso il privilegio di godere del profumo da me preferito, quello della pioggia, che tutto copre e tutto esalta. Gustando lo spettacolo, finalmente, mi riposo, crogiolandomi nel meraviglioso puzzo delle mie fatiche.

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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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