Il nastro rosso

Il nastro rosso

Lucy Adlington
Ella ha un unico, grande sogno: diventare una sarta abilissima. Così, giunto finalmente il suo primo giorno di lavoro, mette piede in un mondo fatto di sete, aghi, fili, forbici e nastri colorati. Dovrebbe essere al settimo cielo, ma quello in cui è capitata non è un laboratorio di sartoria qualunque. Ella, infatti, si trova nel campo di concentramento di Auschwitz e, in un luogo in cui a contare è solo la lotta per la sopravvivenza, ogni sua creazione può fare la differenza tra la vita e la morte. Mentre attorno a lei regnano brutalità e orrore, la ragazza si rifugia nel suo lavoro, nel suo amore per la moda e nell’amicizia con Rose, un’altra giovane condannata al suo stesso destino. Il talento permetterà a Ella di salvarsi? Ispirato a una storia vera, “Il nastro rosso” racconta uno degli aspetti meno conosciuti dell’Olocausto e narra un’indimenticabile storia di forza, sopravvivenza e amicizia.

Aneddoti personali

Il nastro rosso”, ispirato alle sarte di Auschwitz, ha avuto un significato del tutto particolare per me. Ho letto il romanzo proprio nel periodo in cui sarei dovuta andare di persona a Cracovia e al triste sito di Auschwitz-Birkenau. Tuttavia, essendo il mio viaggio saltato per i motivi oramai noti, questo libro si è, per quanto possibile, sostituito all’esperienza fisica, donandomi la prova di come, a volte, siano sufficienti pagine scritte per viaggiare.

Ho dunque imparato a mie spese che la scrittura e la lettura si annoverano fra le più potenti fonti di libertà.

Recensione

Il nastro rosso” è un romanzo dalle mille sfaccettature, in cui si coniugano l’asprezza dell’Olocausto e la speranza data da un rapporto di amicizia, unica ragione di sopravvivenza.

Sfogliando le pagine, si avverte la strana sensazione di sentirsi in un altro mondo. Un mondo crudele come quello di Auschwitz, raccontato attraverso la tavolozza dei colori di cui il marrone e il grigio sono quelli che vanno per la maggiore.

Principale nota di merito, è lo stile dell’autrice, Ludy Adlington: delicato e ruvido allo stesso tempo.

Conclusioni

Frammenti di umanità al tempo dell’Olocausto!

Voto

4/5

    Citazioni

    Una volta bollata come diversa, la gente ti trattava come se tu non contassi niente. Il che è stupido. Io non ero un distintivo e nemmeno un numero. Io ero Ella!

    5,0 / 5
    Grazie per aver votato!

    Pubblicato da Silvia Schenatti

    Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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