Il canto dei cuori ribelli
Ma anni dopo si ritrova a dover accettare con riluttanza l’incarico di coprire una storia di cronaca a Mumbai, per il suo giornale. Seguendo il caso di Meena – una giovane donna sfigurata brutalmente dai suoi fratelli e dai membri del suo villaggio per aver sposato un uomo di un’altra religione – Smita si ritrova di nuovo faccia a faccia con una società che appena fuori dallo skyline luccicante delle metropoli le pare cristallizzata in un eterno Medioevo, in cui le tradizioni hanno più valore del cuore del singolo, e con una storia che minaccia di portare alla luce tutti i dolorosi segreti del suo passato. Eppure, a poco a poco le sue difese cominciano a vacillare, i ricordi a riaffiorare e la passione a fare nuovamente breccia in lei…
Sullo sfondo di un meraviglioso Paese sospeso tra modernità e oscurantismo, in un crescendo di tensione, due donne coraggiose e diversamente ribelli si confrontano con le conseguenze di due opposti concetti di onore e di libertà, in una storia indimenticabile di tradimento, sacrificio, devozione, speranza e invincibile amore.
Aneddoti personali
Lo avverto sulla mia pelle, l’ardere del fuoco che sta inghiottendo Meena e Abdul, colpevoli solo di amarsi; un’indù e un musulmano. Il baccano degli assassini in festa davanti al macabro spettacolo sta facendo sanguinare i miei timpani.
Intorno, un odore acre. L’odore della morte, la quale mi si manifesta davanti sotto forma di indomabili fiamme. L’amaro del fumo raggiunge la gola. Tutto è finito; tutto è distrutto.
Recensione
“Il canto dei cuori ribelli” è un capolavoro di umanità e narrativa. Il romanzo è ispirato a una storia vera: la storia di Abdul e Meena che hanno pagato con la vita il loro amore.
In controluce emerge la realtà di una società indiana, ancora fortemente basata su tribù, religioni e ceti sociali.
Thrity Umrigar, autrice de “Il canto dei cuori ribelli”, è maestra nel toccare le giuste corde emotive ed empatiche dei lettore.
Conclusioni
Semplicemente, imperdibile!
Voto
Citazioni
Abru. Significa onore. L’ho chiamata così in memoria di suo padre, un uomo che faceva sbocciare questa parola con ogni sillaba che pronunciava e ogni cosa che faceva