1) Ragione e istinto
“Buoni o cattivi non è la fine”. Così canta il Vasco nazionale, dando voce alla sottile differenza fra le due energie che governano la vita. E le storie.
Sì, perché ogni storia, reale o di fantasia che sia, abbisogna di due voci, di due componenti per intrecciare il racconto. I romanzi, infatti, narrano le aggrovigliate vicende di due parti: l’eroe buono e l’eroe cattivo, conosciuto più spesso con il nome di antagonista.
A un’analisi più approfondita, il buono e il cattivo, oltre a incarnare due personaggi della vicenda, rappresentano l’ineliminabile dualità che regge ogni uomo: la ragione da un lato, l’istinto dall’altro.
L’eroe buono, infatti, molto spesso risponde alle esigenze del nostro raziocinio. Io mi comporto così perché so che è giusto agire così. È lui, con le sue azioni, a riportarci all’ordine, all’armonia morale e sociale di cui costituisce infallibile esempio.
Differentemente, il cattivo svolge la fondamentale funzione di dar voce al recondito, alle pulsioni che governano ogni animo ma che lì rimangono, poiché filtrate dall’intelletto in nome di un bene comune. A volte, dunque, il lettore disprezza ed empatizza allo stesso tempo con l’antagonista in quanto attraverso di lui può lasciare andare il suo istinto, portando a compimento azioni che nella realtà rimangono (e devono rimanere) mere embrioni del volere.
Ma, in fin dei conti, il lettore è più attratto dall’eroe buono o da quello cattivo?
2) Un testa a testa
Senza alcuna pretesa di esaustività, ho tentato di dare risposte a questa domanda attraverso un semplice sondaggio sui social. Ecco i risultati:
Dai risultati è emersa una situazione di quasi parità, per cui il 55% dei votanti si sente più affascinato dall’eroe buono mentre il 45% da quello cattivo.
3) Yin e Yang
Il buono e il cattivo, nel racconto, danno dunque vita al dualismo Yin e Yang della tradizione buddista. L’universo, così come il narrato, dunque abbisogna di entrambe le energie; solo in questo modo si acquisisce un senso di perfezione e completezza.
Il bene non può esistere senza il male, e viceversa. Ma non è tutto.
A ben guardare, infatti, in ogni persona e in ogni personaggio bene e male coesistono: nessuno è solo buono, nessuno è solo cattivo. Anche l’eroe deve presentare debolezze, insicurezze ed essere libero di commettere errori, altrimenti non ci immedesimeremmo in lui. D’altro canto, nell’antagonista è necessario riconoscere tratti di umanità e talloni di Achille, che ce lo fanno sentire più vicino e affascinante.
Dunque, nelle storie proprio come la realtà, “Buoni o cattivi non è la fine” ma solo l’inizio.