La corte, luogo di riflessioni e speranze, dove attraverso il dialogo si forma e s’innalza l’umanità. Dove schiamazzi di allegri bambini si confondono e lagnanze di adulti e lamentele di anziani, sino a dominarle. Supremi sovrani.
La corte, teatro d’incontri e di scambi, di crescita e menzogne, in cui annullare le differenze di classe, a favore del libero confronto fra cittadini.
La corte, centro di arte e cultura, fin dai tempi dell’Umanesimo. Proprio come oggi.
Riunitici attorno a un tavolo, seduti su qualche rudimentale panchina, anche noi, come secoli fa, abbiamo sperimentato il piacere e la magia dell’incontro. Incontro con l’altro; incontro con se stessi. Poco importa.
Dalla mia posizione privilegiata, carpivo i vostri attenti sguardi, sempre pronti a indagare il significato di una parola o, semplicemente, di una minima inflessione della voce.
Eravamo in tanti, in quella corte. Io vi regalavo parole, voi buffe smorfie ed espressioni, alimentando così un dialogo che, seppur claudicante, ha saputo raggiungere il suo personale equilibrio.
Fra i volti più o meno conosciuti, alcuni erano perfetta personificazione della mia infanzia, trascorsa per la gran parte ad Airuno. Una giovinezza fatta di dedizione e serio lavoro, i quali mi hanno fornito ali abbastanza robuste per volare, dopo mille cadute. Visi di persone che hanno creduto in me, anticipando di molti anni quelle che per quel che mi riguardava, allora, non erano altro che sterili potenzialità.
E poi persone che, fino a qualche giorno fa, non andavano oltre l’algido status di “concittadini”, ma che, grazie alla possibilità di dialogo, ora ricoprono un posto speciale nel mio cuore. Perché dialogo è conoscenza e conoscenza è riscoprire e riscoprirsi.
Al proposito, vorrei ringraziare tutti i membri del comitato Avis di Airuno, per i quali è stata possibile questa chiacchierata attorno al mio primo romanzo, “L’inferno dentro i suoi occhi”. A loro va il mio più sentito grazie per tutto l’impegno e l’entusiasmo che hanno dedicato a me e alla mia opera!