Cent’anni di solitudine
Introduzione:
Paese di provenienza del romanzo: Colombia.
Aneddoti personali
Il sol fatto di vedere la smorfia di stupore sul viso degli abitanti di Macondo nel contemplare un lucido pezzo di ghiaccio come fosse una pietra preziosa, mi fa sbudellare dalle risate. Per non dare sospetto della mia futuristica presenza, come loro, anch’io accarezzo la lastra, lasciando sperimentare alle mie falangi il fastidio di mille punture di spilli.
In lontananza, mi distrae il fischio acuto del treno che sopraggiunge verso di noi anticipato dal ritmato rimbombo del suo continuo sfregarsi contro le rotaie. Allora mi unisco alla folla, precipitandomi incontro allo sconosciuto pachiderma.
Fra noi, Remedios La Bella, poco più che bambina, sta divorando manciate di terra raccolta per strada, il cui gusto amaro lo sento scivolare sin nella mia gola. Non resisto più a quella società così arcaica, le cui usanze mi inducono perfino prepotenti conati di vomito. Mi accosto, tirandomi fuori dallo strambo corteo, respirando il putrido provocato dai miei succhi gastrici.
Recensione
Una lotta intestina fra sesso e potere anima il rurale paesino di Macondo, ove le varie generazioni della famiglia Buendìa rimangono vittime della stessa società sottosviluppata e superstiziosa.
L’autore di “Cent’anni di solitudine”, Gabriel Garcìa Marquez, descrive magistralmente la quotidianità della popolazione colombiana ottocentesca e novecentesca, divisa fra tradizioni e nuove scoperte. Lo stile è allo stesso tempo pulito ed efficace.
Conclusioni
“Cent’anni di solitudine” suggerisce un modo diverso di vedere le cose
Voto
Citazioni
L’essenziale è non perdere l’orientamento