7° settimana: ODD/STRANO*
STRANA. Così mi hanno sempre giudicata, sin dai tempi dell’asilo.
E, in fondo, all’inizio anch’io c’ero cascata.
Ero diversa da loro; o, almeno, così mi sentivo.
All’interno di un gruppo non si faceva di certo fatica a distinguermi.
Lo sguardo veniva catturato dai miei movimenti sgraziati, a tratti robotici, che suscitavano sul volto altrui un’espressione fra il perplesso e il divertito.
“Perché è così goffa?”.
Leggevo quella domanda nei loro occhi curiosi che, per infiniti secondi, non si staccavano dal mio corpo, quasi volessero attraversarlo.
Mi sentivo in imbarazzo. A disagio.
Non avevo via di fuga. Sarei dovuta rimanere lì, alla mercé dell’altro; come fossi nuda.
L’unico mio desiderio era quello di confondermi. Di confondermi con la massa.
O forse quello di scomparire, per poi risvegliarmi in un corpo diverso dal mio. Un corpo più simile a quello degli altri, libero da quegli spasmi che per me erano solo zavorre e per gli altri motivo catalizzatore.
Insomma, volevo passare inosservata. Essere NORMALE; anch’io.
“Ma, in fondo, cos’è la normalità?” continuavo a chiedermi.
L’ho capito solo da grande, grazie ai miei studi. Studi giuridici, per la precisione.
Lo so: può sembrare strano! Ed effettivamente lo è!
Però, dopotutto, a pensarci bene il concetto di “normalità” deriva da norma.
E la norma non è altro che una semplice e fredda convenzione, molto spesso basata sulle esperienze vissute e ripetute dalla maggioranza. Niente di più e niente di meno.
E quello che è più bizzarro è che proprio la norma è qualcosa di estremamente mutevole, vulnerabile.
L’esatto opposto di un assioma.
Ma, allora, perché dovremmo rinunciare al nostro IO solo per assomigliare al gruppo?
Forse, dunque, la più alta forma di normalità consiste proprio in questo: nell’essere STRANA.
* In inglese, in certe espressioni, il termine “odd” assume l’opposto significato di “normale”!