
1) Le distinzioni di Omero
Avete mai avvertito l’improvvisa voglia di leggere un libro? Come se il tuffarvi nelle pagine, gustando il sapore dell’avventura al fianco dei personaggi, possa dare un senso alla vostra scialba giornata…
Ebbene, per sfamare la vostra bramosia, avete due possibilità: biblioteca o libreria?
Sicuramente, tale scelta, anche se può apparire superficiale, non è di poco conto. Infatti, le due opzioni comportano diverse conseguenze.

Anzitutto, prima, fondamentale, distinzione ce la suggerisce la stessa etimologia. I termini, entrambi di origine greca, rivestono due significati totalmente differenti: mentre “biblioteca” nasce dal termine Βιβλίο, ossia “libro”, la parola “libreria”, derivante da ϑήκη, indica “un luogo di deposito”.
Dunque, pur essendo due locali egualmente forniti di libri e manuali, la biblioteca è adibita alla loro semplice custodia, per poi essere presi in prestito dal lettore; diversamente, la libreria è un vero e proprio luogo di mercato, ove i prodotti sono esposti in attesa di venire acquistati.
Da ciò si evince un’ulteriore distinzione. Le biblioteche, comunali o universitarie, a differenza delle librerie, sono altresì adibite e attrezzate all’attività di studio, posto che il lettore può ivi trattenersi consultando direttamente libri e facendo ricerche.
In ultima analisi, quindi, se la biblioteca ha il solo scopo di promuovere (gratuitamente) la cultura, per la libreria, oltre a questo fine, si aggiunge anche quello di lucro.
2) Quasi un plebiscito
Nonostante il mercato editoriale italiano sembri essere in perenne crisi, registrando ogni anno solo una lievissima crescita, numerosissime sono le librerie sparse per le città e i piccoli agglomerati urbani. Senza pretesa di scientificità, sui canali Social ho lanciato un sondaggio relativo alla preferenza tra biblioteca o libreria.
I risultati, rappresentati nel seguente grafico, sono stati nettamente a favore della seconda opzione, segno che, nonostante tutto, le persone investono ancora nella cultura.
In particolare, relativamente alla domanda “Avvertite la voglia matta di un libro, dove vi recate?”, queste sono state le percentuali di risposta: 74% libreria, 26% biblioteca.

3) Contenuto e contenitore
Pur soddisfacendo lo stesso estenuante bisogno di conoscenza, la scelta fra biblioteca e libreria non è priva di conseguenze, anche dal punto di vista psicologico.
Infatti, prendendo in prestito un libro presso la biblioteca comunale, piuttosto che universitaria, l’unica cosa di cui il lettore si appropria è il suo contenuto. Ciò che diventa eternamente suo è, dunque, il solo sapere trasmessogli, riconoscendo nel romanzo un oggetto di cui ne ha esclusivamente il possesso.
Diversamente, di un libro acquistato in libreria non solo ci si fa padrone del suo contenuto, ma anche del contenitore. Le singole pagine diventano così di proprietà del lettore-acquirente: di esse e su di esse ognuno è libero di riportare ciò che vuole.
Sotto il profilo psicologico, tale distinzione piuttosto rilevante. Infatti, scegliendo il (solo) contenuto si affina maggiormente il pensiero astratto, la capacità di sintesi. Viceversa, appropriandosi anche del contenitore si è più propensi a sviluppare le attitudini di analisi, posto che ogni nostro pensiero può trovare spazio a margine del singolo paragrafo. In questo modo, dal generale ciascuno potrà scendere nel particolare, entrando maggiormente in intimità con se stesso e con quanto letto.
In ultima analisi, dunque, la scelta fra biblioteca o libreria, forse, è indissolubilmente legata e guidata dal nostro modo di essere: sintetici o analitici.