Attesa

17° settimana: MELT/SCIOLTO

La guardo ora: è Donna!

Non avrei mai immaginato di poter vederla crescere, giocare, soffrire e gioire. Adesso, lei è così viva… trasmette una vitalità tale che solo coloro che hanno sfiorato la Morte riescono a sentire.

E, in fondo, se lei ora è qui un po’ di merito è anche il mio. Se, allora, non avessi resistito, non avrei potuto assistere alla mia stessa evoluzione. Sarei rimasta sempre bambina e, forse, non sarei nemmeno venuta al mondo.

Non è che voglio prendermi i meriti, no di certo. Sono abbastanza umile da restare in penombra, rifugiata in un piccolo posticino della sua anima per ricordarle le sue origini. La sua forza.

Ma credo che, anni fa, sia sopravvissuta grazie al mio istinto, alla spregiudicatezza che solo il lato fanciullo di ognuno di noi possiede. Non so spiegare se sia stata la forza della disperazione o l’attaccamento alla Vita che mi ha permesso di non mollare. Nonostante il terrore.

Per anni, Silvia ha consumato energia e tempo a chiedersi, e a chiedere, chi mai l’avesse salvata. Nel farlo, però, ha sempre sbagliato prospettiva. Si concentrava costantemente sull’esterno, tralasciando l’ascolto interiore.

Eppure io sono sempre stata lì; in qualche parte di lei!

Certo, inizialmente la mia voce era poco più di un sussurro, categoricamente ignorata. Dopo anni, quindi, persi la pazienza: “Io ho deciso che dovevi vivere, lo capisci o no?”, gridai.

Ricordo tutto di quegli attimi.

All’epoca, per i primi minuti, feci la scelta di combattere sino allo stremo. Stremo che non tardò ad arrivare, come c’era d’aspettarselo.

“E, dunque, che si fa ora?”, mi chiesi.

Niente. Non si fa proprio un bel niente. Si resiste. Resilienza.

E fu la decisione più coraggiosa che presi… e la più giusta. Aspettai.

Attesi con devota pazienza che i medici mi avessero estratta e che, finalmente, avessero SCIOLTO il cordone, il quale, letteralmente, rappresentava il filo fra la Vita e la Morte.

E poi?

Poi attesi di nuovo. Dovetti aspettare che tutti i parametri vitali fossero quantomeno accettabili.

Quindi, come puoi vedere, il fatto che Silvia abbia ascoltato me, il suo Io bambina, solo dopo anni, per me non è un problema.

Dopotutto, Io sono abituata ad attendere…

4,9 / 5
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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

2 Risposte a “Attesa”

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