Aromi di storia

Olfatto (Lubiana)

Non conosco più le stagioni, le loro sembianze, i loro odori. L’andirivieni del tempo lo trovo sfumato; sembra che ogni periodo dell’anno si prenda qualcosa di quello precedente.

Il profumo acre e pungente di limoni, more e lamponi, retaggio d’estate, si disperde nell’aria scontrandosi con particelle che hanno respirato il dolce olezzo di uva e zucca, puntuali messaggere d’autunno.

L’ossigeno che inalano le mie narici manda in tilt il cervello. Persa nella composizioni di aromi di frutta e verdura fatico a ricordare in che mese mi trovo. O se sono fuori dal tempo.

A ogni passo, un nuovo odore, un nuovo ortaggio. Ma, all’improvviso, il mio naso avverte una nota stonata, un’intrusa fragranza che mal si accompagna a quelle precedenti. Respiro più a fondo. Il caldo e familiare effluvio del legno cattura la mia attenzione; mi sento immersa e dispersa in un fitto bosco sloveno, ma nessun albero si staglia intorno a me.

Rimango vigile: l’inteso profumo muscoso non può essere solo frutto della mia immaginazione. Ad occhi chiusi, mi lascio guidare dalla traccia aromatica, sino ad approdare a un tozzo di pane saraceno, forse dimenticato nel sottobosco.

Ma qualcosa ancora non quadra. Il miscuglio di odori mal si concilia con qualsiasi rilassante e monotono paesaggio naturale.

Il forte odore di aglio, che divampa da alcune strette e tortuose viuzze, mi ricorda l’Anatolia, forse Bisanzio, sicuramente il Mediterraneo. Mi stuzzica l’appetito. Ho fame.

Cammino, cercando di non staccarmi dalla pungente scia, la quale ora sembra giocare a nascondino. Non la rintraccio più. Al suo posto, un olezzo più delicato mi ricorda il latte appena munto dai greggi brucanti i verdi e rigogliosi pascoli di Boemia.

Se chiudo gli occhi, posso respirare anche il prepotente tanfo di letame, lasciato dalle mucche. Ma non ho tempo e vado avanti, immergendomi in un tunnel di effluvio soave e dolciastro che sembra quasi appiccicato alla mia stessa pelle.

La delicata fragranza del miele gioca da contrappasso alla tipica ruvidezza dei Balcani.

Solo ora capisco. Sorrido.

Lubiana mi sta gentilmente regalando gli aromi della sua centenaria e travagliata storia.

4,7 / 5
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Pubblicato da Silvia Schenatti

Silvia Schenatti (Lecco, 1992) è cresciuta tra il lecchese e la Valmalenco. Consegue il diploma al Liceo socio-psico-pedagogico di Monticello Brianza e si laurea, con lode, in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, discutendo una tesi in diritto penale. Terminati il tirocinio e la pratica forense, nel 2021 ottiene il titolo di Avvocato. Da sempre amante della scrittura, “L’inferno dentro i suoi occhi” è la sua opera prima.

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