Come contributo inaugurale della rubrica “Parola all’esperto”, ho voluto addentrarmi nel mondo dell’avvocatura, indagando il ruolo e i limiti del linguaggio in questo ambito. A tal fine, ho avuto il piacere d’intervistare i colleghi, nonché cari amici, Avv. Andrea Fumagalli e Avv. Andrea Salomoni.
Ecco le loro interessanti risposte.
1) Cosa ti ha spinto a intraprendere gli studi giuridici?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Premetto di non aver seguito il classico percorso del “giurista”, in quanto non ho frequentato il liceo classico bensì un istituto tecnico ad indirizzo economico – aziendale. Ho deciso d’iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza semplicemente perché una delle materie che più mi avevano appassionato alle scuole superiori era proprio il diritto, che per certi versi moltissimi odiavano.
AVV. SALOMONI ⁓ Mi sono appassionata sin da subito al diritto quando l’ho “conosciuto” il primo anno delle superiori. Ho capito che era lo strumento per il tramite del quale si potevano azzerare le ingiustizie.
2) Hai avuto difficoltà ad approcciarti al linguaggio tecnico-giuridico?
AVV. FUMAGALLI ⁓ In prima battuta sì ma poi, una volta superati i primi due esami, sono riuscito ad assimilare la specificità del linguaggio tecnico.
AVV. SALOMONI ⁓ No, anzi. Sin dai primi approcci, quando utilizzato in modo adeguato, veniva intuitivo capirne il significato, ma a volte i tecnici o i non tecnici ne abusano, privandolo di valore. Personalmente lo leggo e lo recepisco molto bene, ma è un mio limite l’utilizzo orale. Spesso “cado” usando termini comuni anziché il corretto linguaggio tecnico – giuridico.
3) Qual è la “missione” dell’avvocato?
AVV. FUMAGALLI ⁓ La missione dell’avvocato è quella di garantire, a chiunque, un’assistenza tecnica e di qualità, in modo tale che il diritto di azione e il diritto di difesa, entrambi sanciti dall’art. 24 Cost., siano rispettati.
AVV. SALOMONI ⁓ Potrei dire “dare voce ai propri assistiti”, ma a volte è meglio che la loro voce non venga sentita. Quindi ritengo che la missione dell’avvocato sia garantire la migliore difesa per l’assistito, come previsto dalla Costituzione, anche quando egli non comprende e non riconosce la sua migliore difesa.
4) Veniamo all’importanza delle parole nella professione di avvocato. Che ruolo e che funzioni svolge il linguaggio, scritto e parlato, nel tuo lavoro?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Il linguaggio, scritto e parlato, è decisamente importante nella professione dell’avvocato. Ultimamente, l’atto scritto sta soppiantando sempre di più l’oralità del processo. Questo anche tenendo conto delle misure emergenziali che sono state adottate durante la pandemia. Esse hanno in qualche modo accelerato un processo di progressiva “dematerializzazione” del procedimento già iniziato tempo fa, con l’avvento del processo telematico.
AVV. SALOMONI ⁓ Nel mondo giuridico le parole ricoprono un peso importante. Anche se sta sfumando l’idea del linguaggio forbito (visto il favore verso un linguaggio fresco, semplice ed intuitivo) saperlo padroneggiare con elasticità è prima di tutto segnale di competenza, attendibilità, fiducia ed esperienza. L’apparenza non coincide tuttavia con la consistenza. In secondo luogo, saper scegliere le parole giuste, specialmente nel colloquio, consente all’interlocutore di farsi ascoltare da chi ha di fronte: sia esso un cliente, un collega, un testimone, un giudice o un pubblico ministero. Riuscire a farsi ascoltare, in una società multitasking come quella attuale in cui tutto corre molto velocemente e tutti siamo molto distratti, è già un obiettivo importante. Riuscire a convincere è un obiettivo difficile.
5) Come si prepara un’arringa?
AVV. FUMAGALLI ⁓ L’arringa difensiva, che reputo essere il momento culmine del processo penale, si prepara dopo aver studiato a fondo sia le norme che la giurisprudenza attinenti una determinata posizione processuale unitamente a tutto il compendio probatorio raccolto durante la fase dibattimentale oppure, nel caso di rito abbreviato, dopo aver esaminato tutte le “carte” del pubblico ministero. È fondamentale, infine, cercare di proporre tesi che siano giuridicamente corrette e condivisibili.
AVV. SALOMONI ⁓ Essendo una giovane avvocato, non ho ancora potuto preparare un’arringa, ma leggendo testi che insegnano come prepararla posso rispondere che un’arringa si prepara in primis studiando. In secondo luogo, è importante ripeterla con parole semplici e intuitive, abbattendo quelle sovrastrutture utili soltanto a far brillare il gigantesco ego di chi ha preso la parola.
6) Che difficoltà riscontri nel spiegare i tecnicismi ai clienti? Come li aggiri?
AVV. FUMAGALLI ⁓ L’avvocato, anche per dovere deontologico (art. 27), deve necessariamente riuscire a comunicare al cliente i profili tecnici e le criticità che una determinata situazione di fatto può presentare. Molte volte è l’esempio pratico a consentire di trasmettere al proprio assistito il nostro consiglio in maniera efficace.
AVV. SALOMONI ⁓ Quando riscontro delle difficoltà comunicative dovute a troppi tecnicismi cerco di immedesimarmi nella loro situazione e scelgo parole comuni, facendo esempi chiari e alla portata di tutti.
7) Hai una tecnica o una modalità per comunicare una condanna al cliente?Come ti senti nel farlo?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Semplicemente, penso che, come un medico deve essere in grado di comunicare a un paziente una diagnosi “sfavorevole”, anche l’avvocato, con il giusto tatto, deve saper affrontare il momento in cui il cliente viene condannato o, in ambito civile, perde la causa. Va comunque precisato che un ruolo fondamentale lo gioca soprattutto la capacità di comunicare, come si diceva sopra, al cliente le criticità legate al suo caso di modo che l’esito del procedimento, anche qualora sfavorevole, non giunga in maniera del tutto imprevista.
AVV. SALOMONI ⁓ Non ho ancora dovuto assolvere ad un compito così importante, né ho mai assistito a una comunicazione simile da parte dei titolari dello Studio.
8) Spesso, nel parlato comune, si confondono i termini “indagato” e “imputato”. Qual è la differenza?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Indicano una posizione processuale completamente diversa pur nell’ambito di un procedimento penale. In particolare, l’indagato è il soggetto che è solo indiziato di un certo tipo di reato e avverso il quale la Procura delle Repubblica sta svolgendo un’attività di indagine. Essa può terminare con una richiesta di rinvio a giudizio (o in una citazione diretta a giudizio in determinati casi) o in una richiesta di archiviazione, quando per esempio appare evidente che non sussista alcun fatto di reato oppure il soggetto non lo ha commesso. L’imputato è invece colui che è stato rinviato a giudizio a seguito di richiesta del Pubblico Ministero e che dovrà affrontare un processo penale vero e proprio.
AVV. SALOMONI ⁓ Nell’ambito del processo penale, la differenza sta nel momento cronologico in cui ci si riferisce a uno stesso soggetto. Posto che la linea temporale è tracciata dall’esercizio dell’azione penale, è indagato colui nei confronti del quale si svolgono le indagini sulla consumazione di un determinato reato. È imputato il soggetto nei confronti del quale, invece, è stata esercitata l’azione penale e quindi il destinatario dell’esito del processo.
9) Nelle sentenze ricorre sempre l’espressione “imputato di…” o “condannato per…” e mai le parole “assassino”, “truffatore”, “ladro”, ecc. Qual è la differenza concettuale?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Il diritto penale, almeno nel nostro ordinamento, è improntato a criteri di “oggettività”. Si possono violare norme penali, commettendo fatti anche gravi e venendo condannati, ma la terminologia utilizzata è volta a individuare la posizione processuale senza alcuna connotazione soggettiva o emotiva che possa esprimere un giudizio sulla persona.
AVV. SALOMONI ⁓ Una volta stabilita la condanna, non c’è bisogno di distinguere i condannati per il reato commesso, “personificando” il fatto di reato. Possiamo trovare la ragione anche nell’esigenza di rieducare i condannati al fine del reinserimento in società, svincolando il soggetto dal fatto che ha commesso. In altre parole, non è che perché Tizio ha rubato un pacchetto di caramelle allora deve essere definito come un “ladro”. Non deve essere una singola azione a definire le caratteristiche di un uomo.
10) Secondo la Costituzione, ciascuno è “presunto innocente” fino a sentenza definitiva. Quanto, quindi, è importante non formulare dei pre-giudizi?
AVV. FUMAGALLI ⁓ E’ importantissimo. Molte volte formulare giudizi affrettati può condurre ad errori grossolani che hanno conseguenze gravissime sulla vita delle persone coinvolte in un procedimento. Di recente abbiamo assistito a processi terminati con l’assoluzione di imputati che, almeno sulla “carta stampata”, erano già stati condannati.
AVV. SALOMONI ⁓ Ritengo che i pregiudizi nei processi non influiscano sui magistrati, la maggior parte dei quali resta impermeabile ai processi svolti giornalisticamente da chi non dispone di tutto il materiale probatorio. I pregiudizi influiscono invece sull’opinione pubblica, e quindi sulla vita quotidiana e concreta di chi deve subire un processo. A volte, a conti fatti, è quasi meno dolorosa una sentenza di condanna, al netto di tutte le pene sostitutive e alternative applicabili, piuttosto che un pregiudizio divampato in un piccolo paese, capace di influenzare la reputazione di un’intera famiglia.
11) Nella professione di avvocato, che ruolo riveste il linguaggio non verbale? Che importanza ha in un’aula di tribunale?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Credo che, aldilà di tutto, conti soprattutto la preparazione tecnico – giuridica. Ovviamente, una certa sicurezza può aiutare, nel processo penale, a condurre con decisione e prontezza la fase dell’esame e controesame testimoniale, vale a dire la fase in cui si gioca molto spesso l’esito dei procedimenti più delicati.
AVV. SALOMONI ⁓ Sempre nell’ottica di voler sapersi fare ascoltare, anche la scelta del linguaggio non verbale rappresenta un ingrediente fondamentale per poter empatizzare col proprio pubblico. Ma ancor di più lo è quando chi ascolta vuole intercettare informazioni che non vengono espressamente esternate da chi sta parlando. Senza voler pretendere di distinguere verità o menzogna, il linguaggio non verbale quindi, in un’aula di tribunale, è lo strumento ideale per riconoscere le emozioni nascoste legate ai fatti. È importante, per esempio, per intuire se un soggetto si trova a proprio agio o meno, se un certo evento lo fa soffrire o se gli è indifferente.
12) Ti senti di aggiungere altro riguardo il ruolo delle parole nella tua professione?
AVV. FUMAGALLI ⁓ Le parole e il loro utilizzo sono un punto cardine dello svolgimento della professione di avvocato. Esse devono essere utilizzate al fine di esprimere, in maniera chiara e persuasiva, senza risultare prolissi e confusionari, le proprie tesi.
AVV. SALOMONI ⁓ No, ma grazie per questa intervista perché mi ha fatto riflettere molto.