5° settimana: MIGHTY/POTENTE
«Ancora non ti dai pace, vero?» le chiese soavemente la madre.
«No» sussurrò Eleonora.
La voce rotta tradiva la sua angoscia. Aveva dato tutto per quella storia, eppure quel tutto non era bastato a farlo restare.
«Cosa c’è che non va?».
«Mi manca. Mi manca come l’aria».
«Lo so, piccola. Fa male! Ma ti manca lui o come ti faceva sentire?».
A quella domanda, la ragazza alzò lo sguardo pieno di lacrime, fissando sua mamma con espressione confusa.
«Non hai capito ciò che ti ho chiesto?» chiese conferma la donna.
«Non credo».
«Mi spiego meglio. Senti nostalgia di Giulio in quanto quella persona, unica e irripetibile nel suo complesso, oppure hai mancanza della felicità che provavi quando eri con lui, delle avventure e degli scontri vissuti e superati insieme?».
«Mi manca Giulio, mamma. Lui è insostituibile per me… era l’amore della mia vita!».
«E come lo sai?» le domandò l’altra, abbozzando un sorriso.
«Lo sento qui!».
Dunque, Eleonora, con un gesto delicato, si posò la mano sul ventre. Lì dentro c’erano le viscere, la parte più ancestrale di ogni essere umano.
«Allora ti credo, bambina mia!».
La giovane incrociò lo sguardo del genitore: ora era incuriosita.
«Quanto sei stata con Giulio?».
«Cinque anni» rispose prontamente.
«Pff… sei stata fortunata!» affermò la donna, suscitando un’espressione perplessa, o forse contrariata, sul volto della figlia.
«Come scusa?».
«Ho detto che sei stata fortunata. Hai passato ben cinque anni di questa effimera esistenza accanto all’amore della tua vita… sicuramente un periodo superiore alla media!».
«Ma la maggior parte delle persone trascorrono tutta la vita accanto alla persona che amano!» si stizzì la ragazza.
«Ah… ne sei sicura?».
«Sicurissima!».
«Bambina mia… ho l’impressione che ti stai confondendo».
«Non ti sto seguendo, mamma».
«Eleonora, non confondere l’uomo, o la donna, della vita con l’amore della vita!».
La giovane si ammutolì.
«Il primo è il compagno con cui trascorriamo la gran parte dei nostri anni, magari il padre dei nostri figli. Per lui proviamo un sincero e sconfinato affetto, certo. Il secondo invece… beh è tutta un’altra cosa: è il nostro alter ego, la persona in cui riconosciamo le nostre pulsioni più arcaiche. L’essere umano con il quale non abbiamo il minimo freno inibitore perché in lui si riflette la nostra anima, il nostro Essere primordiale».
Eleonora acquisì nuovo interesse per quella conversazione:
«E come si fa a riconoscerlo?».
«Non si riconosce, si sente… proprio nelle viscere!».
«E allora Giulio…».
«Giulio, forse, era per te l’amore della vita. E ti dico che sei fortunata perché, anche se tutti ne abbiamo uno, non ogni persona, nella sua esistenza, riesce a incontrarlo… o lo sfiora solo per un attimo, magari con lo sguardo».
«Ma come mai non è stato con me?».
«Perché non si può… ciò che ci lega all’amore della vita è troppo POTENTE e perciò, alla lunga, devastante!».
«E per quale motivo, mamma?».
«Perché ci costringerebbe a negare noi stessi, vedendoci risucchiati dall’altro. E ciò comporterebbe la nostra autodistruzione!».
Eleonora tirò su col naso, dirigendosi verso camera sua. Aveva bisogno di riflettere.